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ordine disordine entropia

pensando a come l'entropia sia spesso associata ad una transizione della materia da uno stato di ordine a uno di disordine, non posso fare a meno di pensare al fatto che noi esseri umani siamo esseri essenzialmente teleonomici, condizione questa che ci porta a valutazioni che peccano di antropomorfismo in quanto improntate ad una visione funzionale alla nostra sopravvivenza. non sono certo in discussione le trasformazioni e le dinamiche a cui l'intero universo è sottoposto ma i termini (le parole), i concetti con cui vengono descritti. nessuno nega che l'energia e la materia in particolare, si trasformino transitando in una sola direzione passando cioè da uno stato utilizzabile/disponibile ad uno inutilizzabile/non più disponibile, ma che il primo sia stato associato al concetto di ordine e il secondo a quello di disordine potrebbe essere discutibile. quel che mi rende scettica è l'idea che, per quanto riguarda l'entropia, si pensi che in sostanza tutto sia votato alla decadenza con un'estensione concettuale che implica i più svariati campi e scale spazio-temporali. sovente nell'affrontare questo argomento viene sottolineato come tutto si degradi: il ferro col tempo arrugginisce, le abitazioni diventano decrepite e via dicendo... è anche vero però che molte di queste trasformazioni sono inserite in processi complessi atti a creare altre opportunità. non in tutte le scale dimensionali e temporali la trasformazione della materia è da intendersi esclusivamente in termini di decadenza. e se la dissipazione è qualcosa con cui dobbiamo fare i conti a livello universale è anche vero che ad esempio gli esseri viventi si trovano ad interagire in un contesto in cui la scala temporale a livello astronomico consente loro da un lato di constatare la dissipazione di energia ma dall'altro una sua potenziale accumulazione nell'ambito della realtà in cui viviamo: basti pensare all'energia solare o a quel che le piante e i vegetali in genere riescono a restituire al pianeta attraverso il processo della fotosintesi clorofilliana o anche solo in termini di biomassa. mi chiedo cioè se interpretare l'entropia in termini di ordine e disordine sia il modo migliore di farlo e se, parlare di disordine, non sia già imprimere un giudizio ad una trasformazione o dinamica universale (nonché incontestabile e che non è qui messa in discussione)? non potrebbe darsi che alla natura che si dispiega non solo a 360° ma a livello tridimensionale (e non solo) in tutte le direzioni del possibile, sia del tutto indifferente che le cose vadano differentemente da ciò che è a noi funzionale o ancora rispetto a quello che è il nostro concetto di ordine? viene affermato che se ci guardiamo intorno tutto tende a degradarsi, si afferma che prima del big bang tutto, tutta l'energia, era concentrata e al massimo della sua potenzialità, quindi per questo ordinata “?!” mentre in seguito tutto sembrerebbe tendere ad un'espansione/dispersione e ad una progressiva indisponibilità energetica a quel punto associata al concetto di disordine. l'ordine quindi consisterebbe nella concentrazione (di informazione)? sono d'accordo che questo possa essere ciò che è avvenuto e che sta avvenendo ma perché l'universo nel punto di esplodere, quando cioè tutti i suoi atomi erano al massimo della tensione, dovrebbe essere considerato ordinato mentre un progressivo suo pacificarsi debba essere considerato disordine? mi chiedo se sia solo una questione di attribuzione di termini (parole) oppure se la nostra visione del mondo risenta di un pensiero quale quello calvinista, molto pratico e velatamente pessimista di cui la società liberale contemporanea è caratterizzata. un pensiero per certi versi (ma non in tutti) negativo che fra l'altro nel suo estendersi inglobando la natura umana giudica fatalisticamente come naturali, dunque immutabili, comportamenti improntati all'aggressività mentre sovente sono contestuali e/o legati a specifici limiti storici e gnoseologici. il tutto non senza risvolti tendenti a giustificare con fare ortodosso-darwiniano competizioni sfrenate ma anche oppressione (in tutte le sue forme) e guerre.
non so perché ma pensando alle dinamiche naturali e all'entropia in particolare la mia impressione è che in natura tutto tenda all'equilibrio e alla “media”/zione piuttosto che al disordine. l'esempio delle due camere caratterizzate da temperature differenti in cui, una volta aperta una porta che le metta in comunicazione, pervengono ad una temperatura che sarà la media delle due precedenti è esplicito. certo attraverso queste dinamiche è incontestabile che molta dell'energia prima disponibile non sarà più tale. ma se questo a noi esseri umani appare come qualcosa di negativo da un altro punto di vista potrebbe essere semplicemente indifferente: un passaggio da uno stato di moto ad uno di quiete. senza contare che, anche in considerazione del primo principio della termodinamica per cui nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, non sappiamo esattamente se ciò che avverrà alla fine del processo entropico sia del tutto definitivo eppure si parla più sovente di "morte" termica in termini fatalistici e molto pessimistici piuttosto che di equilibrio termodinamico ... ci sono alcune proprietà della materia, come l'attrazione gravitazionale, oggetto di grande interesse in campo scientifico, mentre una teoria che comprenda tutte le forze dal macro al microcosmo non è ancora stata "del tutto" messa a punto.

paola zorzi – ago 2024

P.S.
detto questo vorrei sottolineare che quando nel lontano 1982 lessi “entropia una nuova visione del mondo” di jeremy rifkin ne rimasi estremamente colpita e affascinata. così come al di là delle categorie concettuali a cui fa riferimento non è possibile non condividerne i principi basilari. un testo divulgativo oserei dire leggendario. altrettanto vale per il calvinismo di cui, a parte il fatalismo implicito nella dottrina della predestinazione, si è caratterizzato per il coraggio riformista rispetto alla chiesa di roma, la sua concretezza ed efficienza.

a seguire:

un breve testo sul concetto di ordine relativo: crepe - fratture - traslazioni che accompagna un mio intervento, un murale, a cittadellarte - biella

così come vorrei ricordare il testo teorico etica della transizione dei coniugi tesic - velikovic, architetti e artisti a brescia. testo associato alle loro opere e in cui equilibrio e instabilità sono messi a confronto

sul concetto di ordine relativo: crepe - fratture - traslazioni

a partire da una composizione unitaria apparentemente caotica la frattura data dalla traslazione o slittamento verso il basso di una parte della composizione, oltre a registrare un movimento e un grado ulteriore di “disordine”, quindi di entropia, ci rivela però che la composizione iniziale nascondeva un qualche, seppur non elevato, grado di ordine. questo risulta dalla continuità delle linee e dalla percezione della disposizione nello spazio di quello stesso campo dinamico/visivo che in seguito risulterà spezzato.
ma la frattura, la discontinuità è anche qualcosa che da sempre caratterizza la nostra cultura. questa implica il superamento dell'esistente (status quo) e l'apertura verso nuove conoscenze. la necessità di un continuo adeguamento fra realtà concreta e intellettuale/del pensiero (e viceversa), si esplicita infatti attraverso contraddizioni, divergenze e lassi temporali non sincronici.
ma è proprio nella prospettiva di un superamento che non risulterà mai definitivo che si sono sempre registrati dei progressi.
un certo idealismo ha preteso di elevare l'idea di ordine al di sopra della realtà pretendendo che questa si piegasse ad esso.
oggi sappiamo però che l'interazione fra analisi, ipotesi ed esperienza, cioè confronto tra sfera intellettuale e realtà concreta, possono farci scoprire percorsi di senso, ordini plurali ed interagenti... in definitiva più ci si è allontanati dai dogmi più si sono aperti spazi alla conoscenza.

note personali:
nell'affrontare il concetto di ordine mi è sempre stato rimproverato di fare più domande piuttosto che fornire delle risposte.
in effetti ogni volta che ho affrontato questo argomento l'ho fatto mettendo in discussione l'idea che esista un ordine inteso come qualcosa di assoluto. l'ordine mi è sempre apparso come relativo. relativo, a seconda che questo fosse interno, esterno o indipendente da un dato sistema o organismo. relativo rispetto a funzione, percezione, esperienze pregresse, interazioni e contesti in cui viene applicato o analizzato. la realtà inoltre sovente si presenta come apparenza, è necessario allora rintracciare un certo ordine scavando oltre la superficie misurandoci con la complessità e stratificazione di ciò che esiste.

titolo.............sul concetto di ordine relativo: crepe - fratture – traslazioni
tecnica ….......gesso e tempera su vernice lavagna su muro
dimensioni.....cm.300x540
anno............ marzo 2019
luogo............cittadellarte biella
autore...........paola zorzi

ETICA DELLA TRANSITORIETÀ

QUAL'È' IL CONCETTO DELL'IDEALE NELLA CONDIZIONE DI PERPETUO CAMBIAMENTO DI VALENZA E DEL PESO DELL' INDIVIDUO NELL'EVENTO ESISTENZIALE, TRANSITORIO.

IDEALE COME ACUTA PROIEZIONE (PERCORSO ESISTENZIALE) DELLA VERITÀ' INDIVIDUALE.

CONCETTO DELL'ETICA DI UN PERCORSO INDIVIDUALE COSTRUITO E AUTOGENERANTE SENZA NESSUNA CONTINUITÀ' APRIORISTICA E CON LATENTE PROIEZIONE NELLA SFERA SOCIALE DOVE QUELLA È INTERFERIBILE ED APERTA.

L'ISTANTANEITÀ' DELL'EVENTO E L'IMPREVEDIBILITÀ' DEL SUCCESSIVO, PROMUOVE UNO STATO FLUIDO DELLA MENTE COME CONDIZIONE CREATIVA NEL PROGRESSIVO SVILUPPO DELL'EQUILIBRIO DOVE AZIONI A VENIRE SONO PROPORZIONATE A MANTENERE EQUILIBRIO INSTABILE E UNITARIETÀ' DEL DISEGNO IN TRANSIZIONE.

OGNI EVENTO-AZIONE IN QUESTA STRUTTURA AGISCE IN UN'ETICA AL LIMITE PER POTER OGNI VOLTA COMPROMETTERE O TRASCENDERE L'EQUILIBRIO COMPLESSO DEL DISEGNO ESISTENTE.

PERPETUARSI TRA AZZERAMENTO E COMPIUTEZZA DELLA SCELTA CHE PROTRAE EQULIBRIO DEL DISEGNO (ESISTENZIALE) E DEL - VETRO - --- LA BELLEZZA ED ESTREMA ETICITÀ' DELL'ARTE VISSUTA.

ACUTA AMBIGUITÀ O DUPLICE VERITÀ ASSUNTA IN OGNI UNICA AZIONE DOVE L'EQUILIBRIO DEL DISEGNO PASSATO E FUTURO HANNO LO STESSO VALORE IN UN CONTINUUM SPAZIO-TEMPORALE.

LA CONTINUITÀ DELLE TENSIONI AL LIMITE DELL'EQUILIBRIO RIVESTE L'INTERO CAMPO DEL DISEGNO ESISTENZIALE (DELLA SUA PROIEZIONE IDEALE) E RESTITUISCE UN PERPETUO IMPULSO INIZIATICO E VITALE IN UN PROGRESSIVO SVILUPPO SE L'EQUILIBRIO È' MANTENUTO ED APERTO.

AUTOINDUTTIVO ED AUTOGENERATIVO È IL DISEGNO DEL PORTARSI NEL CAMPO DI TENSIONE DOVE OGNI PASSO RIASSUME RESPONSABILITÀ' PER L'EQUILIBRIO COMPLESSIVO DEL PERCORSO PRECEDENTE E FUTURO NEL CONCETTO SPAZIO-TEMPORALE.

LA REGOLA DELL'EQUILIBRIO DEL DISEGNO ESISTENZIALE CHE CONTINUA AD AUTOGENERARSI PORTA IL CONCETTO DELL'IDEALE SUL PIANO DI VERITÀ' INDIVIDUALE CON ESTREMA VALENZA AD UNO SCAMBIO CON IL MONDO ESTERIORE.

LA TENSIONE DELLA STRUTTURA E' DATA DALLA PERPETUA VOLONTÀ' DI STABILIRE IN PARI FORZA L'INCIDENZA DELL'AZIONE PROIETTATA E DI QUELLA CASUALE PER PROMUOVERE UN'ETICA AL LIMITE DELL'ATTO CREATIVO.

LA TENSIONE RAGGIUNTA TRA L'IO E IL MONDO, STRUTTURATA TRAMITE UN - VETRO - E IL SUO EQUILIBRIO È CONDIZIONE ESISTENZIALE ED EMPIRICA PER LA COSTRUZIONE DEL - VETRO - SUCCESSIVO.

IL NON RIPETERSI DEGLI EQUILIBRI E DELLE PROPORZIONI NELLA STRUTTURA DEL - VETRO - CORRISPONDE ALLA IRREVERSIBILITÀ DELLA ESPERIENZA E ALLA SUPREMA ED ISTANTANEA AZIONE SPIRITUALE DELLA EMOZIONE UMANA.

VETRO - OGGETTO

LA PROIEZIONE DELL'IDEALE IN QUESTA CONDIZIONE DI INSTABILITÀ' INSTAURA UNA STRUTTURA COSTRUITA IN UN EQUILIBRIO UNICO NELLA TENSIONE INTERNA A INTERFERIRE IL CAMPO BIANCO-VUOTO DEL FONDO QUADRO DEL – VETRO

LA LIBERTÀ' DI NON AVERE SCELTA TRANNE QUELLA CHE RISULTI VINCOLATA VERSO UN ESTREMO EQUILIBRIO FLUIDO DELLA MATERIA E LEGGI GRAVITAZIONALI DELLA STRUTTURA DEL - VETRO - È UN CRITERIO TRASCENDENTALE DI PORTATA ESISTENZIALE.

È' PERMANENTE LA PROSSIMITÀ' DELLA SCOMPOSIZIONE DELL'EQUILIBRIO NEL PROIETTARE LA STRUTTURA FRA EQUILIBRI CONTRADDITTORI, DISPOSIZIONE DEGLI APPOGGI E DEL VALORE DEL BIANCO-VUOTO DEL FONDO QUADRO-MURO.

VETRO - È' UNO STRUMENTO GENERATIVO E COGNITIVO A INCIDERE SULLO STATO DEI SENSI E DELLA MENTE, NEL PROCESSO DI GRADUALE LIBERAZIONE DALLA CONDIZIONE DI STABILITÀ PRECONCETTA NELL'AFFRONTARE LA PROPRIA CRESCITA, DOVE LO STATO DI TRANSIZIONE È' PRIMO CRITERIO PER UN SENTIRE APERTO.

STEVAN TESIC - MILENA VELIKOVIC

il testo accompagnava le opere inserite nella mostra “in/materiale” - arte struktura – milano 2003

progetto: "un metro quadrato di terreno"
www.databasebiodiversity.it